MAI ACCENDERE IL MOTORE DI UN AEREO SENZA AVER FATTO IL WALK AROUND

Tanti anni fa, quando il nostro bel Club era nato da poco, mi capitò un incidente che mi insegnò una cosa: non bisogna mai (e dico mai!) accendere il motore di un aereo se non si sono svolti con scrupolo i controlli esterni (Walk Around in inglese) previsti dalle check list. Infatti le check list hanno una ragione d’essere e ignorarle può portare a spiacevoli sorprese.

In realtà, questa molto ragionevole cosa avrei dovuta già conoscerla, perché i miei istruttori di volo me la ripetevano di continuo. Ebbene, cosa successe quel lontano pomeriggio di tanti anni fa?

Accadde questo: una penna a sfera Bic infilata dentro una cartina causò un danno di 3000 euro all’aereo! Com’è riuscita una biro Bic a provocare un danneggiamento di 3000 euro al Kat, verrebbe da chiedersi? Adesso lo spiego, anche se quando ci ripenso sbatto la testa contro il muro. Un socio pilota e il sottoscritto avevamo prenotato il Kat per un voletto locale.

Insomma, nulla di speciale, il classico giretto turistico sulle langhe o in zona laghi. Io mi sarei seduto a sinistra e lui a destra, ergo il comandante del velivolo sarei stato io. A quei tempi, i piloti solevano rifornire il Kat anche con delle taniche che si portavano da casa o che trovavano piene di benzina (grazie all’operato del buon Lorenzo) nel nostro bugigattolo vicino all’Hangar.

Era una bella giornata di fine inverno, freddissima, ma si era lontani dalle effemeridi e, come spesso accade in questi casi, non s’era pianificato granché a parte dare un’occhiata ai TAF e ai METAR. Allora quel giorno noi – confidando nelle suddette taniche piene di benzina nel bugigattolo – non ci eravamo portati appresso le nostre. Giungemmo quindi sul piazzale tranquilli e ivi trovammo il nostro prezioso Kat in attesa che qualcuno gli facesse fare quello per cui era stato progettato: volare.

Io tolsi svelto il copri pitot e il copri avvisatore di stallo, poi aprii il canopy e controllai il televel inserendo per qualche secondo il General Master. In quel momento scoprimmo che (allora non si facevano e non si mandavano le foto del televel e non c’erano Gruppi WhatsApp) avevamo nel serbatoio meno di 25 litri. Troppo pochi per il voletto che avevamo programmato.

Bisognava rifornire.  Eravamo intorno al velivolo a chiacchierare e, come ogni pilota che si rispetti, tenevamo in mano qualcosa: la borsa volo, le cuffie, un GPS portatile, il bicchierino dello spurgo, le cartine, eccetera. Io dissi all’altro pilota: “Senti, aspettami qui un attimo. Vado nel bugigattolo a prendere una tanica, così riforniamo”.

Lasciai quindi il socio pilota ad armeggiare vicino all’aereo e mi avviai verso la cabina di plastica a lato dell’hangar, in cui pensavo di trovare il carburante. Purtroppo la seconda scoperta che facemmo quel giorno fu che dentro la cabinetta le taniche, sì, c’erano, ma erano vuote.

Pensai: che sfiga e che rottura, ora dovremo andare al distributore sulla Strada Statale per far benzina e giocoforza ritarderemo il decollo di almeno mezz’ora, se va bene. Ma così era e bisognava armarsi di santa pazienza se si voleva risparmiare un po’ di soldini evitando la carissima AVGAS. Afferrai dunque le due taniche vuote e le trasportai vicino all’aereo, per avvertire il mio compagno di volo che saremmo dovuti andare al distributore in strada. Il socio pilota che mi accompagnava tuttavia si offrì gentilmente di andar lui a far benzina.

Mi parve un’ottima idea, non tanto perché avrei scansato la fatica, ma piuttosto perché avrei avuto del tempo per preparare meglio il volo. Ebbi allora la brillante idea di voler usare una parte di quel tempo per scaldare il motore dell’I-GVBU, di modo che poi, una volta rifornito il velivolo, sarebbe bastato riaccenderlo e rullare al punto attesa e, una volta fatte le prove motore, saremmo infine potuti decollare senza ulteriori ritardi.

Come ho accennato, era una giornata di fine inverno, molto fredda, e prima di noi nessuno aveva volato. Eh sì, mi pareva davvero un’idea geniale voler riscaldare il motore del Kat prima di rifornirlo, perché ci sarebbero voluti almeno una decina di minuti per far rientrare la lancetta dell’olio in arco verde. E forse la mia idea poteva avere un senso, se mi fossi attenuto rigorosamente alle procedure. Ma così non feci e pagai pegno (letteralmente).

Il socio pilota si allontanò con le taniche verso l’uscita dell’aeroporto e io saltai dentro il Kat e … misi in moto procedendo a memoria: General Master on, pompa elettrica on, chiavi inserite e VIA DALL’ELICA! Ruoto la chiave, tiro il Choke per procedura motore freddo e Wroar, il motore si avvia preciso. Un millesimo di secondo dopo l’avviamento però, sento un fruscio di carta che si disintegra e vedo una specie di pioggia di coriandoli che avvolge il muso del Kat e sento un rumore, un forte “tic!”, che capisco subito essere causato dall’elica che ha urtato contro qualcosa.

Rimasi interdetto per qualche secondo, mentre i coriandoli svolazzavano da tutte le parti come se mi trovassi su un carro di carnevale e non dentro un aeroplano, mentre la velocità angolare dell’elica all’estremità della pala, a 1500 RPM, era di quasi 500 km l’ora. Spensi subito il motore e saltai giù lesto dall’aereo. Appena fui davanti al muso del velivolo, capii che l’elica aveva appena trasformato in coriandoli una cartina aeronautica.

Mi dissi: ma che diavolo! Ma come è possibile?! Poi la risposta che mi diedi su ciò che era appena successo fu del tipo: elementare Watson, qualcuno ha appoggiato sull’asfalto una cartina proprio sotto l’elica del Kat e se l’è dimenticata lì e, anche se quel qualcuno non ero io, tu, furbone di un “comandante” hai acceso il motore dell’aereo senza fare il Walk Around prescritto dalle check list.

E fin qui, forse, parlando doverosamente al plurale, ce la saremmo anche potuta cavare il socio pilota ed il sottoscritto comandante, facendo finta di niente. Ma restava da capire cosa avesse causato quel “tic” che, chissà perché, non mi era piaciuto per niente. Osservai da vicino le pale dell’elica, accarezzandole con i polpastrelli delle dita, e notai una lieve e piccola sfagliatura, che però mi parve non consistente, proprio per le sue micro dimensioni.

Mah, mi dissi, non è successo nulla in fondo, e forse sta crepa c’era già. Mentre mi convinco che “non è successo nulla”, noto per terra a qualche metro dal velivolo qualcosa. Mi avvicino, lo raccolgo e vedo che sono i resti tranciati in due di una biro Bic. “Porca miseria!”, mi dico. Dentro a sta maledetta cartina – era oramai evidente – c’era una penna a sfera! E va bene, ecco spiegato il “tic”. Nel frattempo torna il socio pilota sorridente, con le taniche belle piene di benzina economica verde, al quale comunico immediatamente che dovrà comprarsi una nuova cartina aeronautica e un’altra biro Bic.

Inutile qui riferire la sua sincera costernazione, che era pari alla mia diamantina consapevolezza che la sua dimenticanza era solo un anello di quel che si definisce “catena degli eventi”. Infatti mi era chiaro che la colpa di quel che era successo era mia, e non sua. Tuttavia, non contento, commisi un altro errore, questa volta di valutazione, quel che gli anglosassoni chiamano di “decision making”. Decisi che potevamo andare in volo lo stesso, perché come ho detto, ritenni che quella piccola sfagliatura causata dall’impatto della Bic sulla pala dell’elica fosse irrilevante.

Andammo dunque in volo, ma la verità è che non ce lo godemmo granché. La mia testa era su quel dannato “tic”. Quando atterrammo – come volevasi dimostrare che a pensar male si commette peccato ma ci si azzecca – scoprii atterrito che quella piccola sfagliatura era diventata più grande. Molto più grande. L’epilogo di questa storia è che quel “tic”, alla fine, portò alla sostituzione dell’elica del Katana, per una spesa complessiva di 3000 euro a carico del Club.

Consultandomi poi con piloti più esperti di me, che fecero due conti della serva, capii che se il peso di una Bic si aggira intorno ai 10 grammi, l’energia sprigionata nell’impatto dell’elica con la biro sarebbe stata di circa 89 Joule. Ipotizzando che la metà di questa energia abbia concorso per la distruzione della Bic, l’altra metà ha provocato la sfagliatura all’elica. In pratica, è come se sull’estremità della pala fosse stato lasciato cadere da un’altezza di 10 metri un sasso di 460 grammi (quasi mezzo chilo!).

Oggi, al di là di tutte le considerazioni che si possono fare sull’evento occorsomi sopradescritto – ricostruendo con precisione tutto ciò che si sarebbe dovuto e non dovuto fare per evitare l’incidente – tutte le volte che vado in volo eseguo scupolosamente il Walk Around prima di accendere il motore di un aereo, ma non solo! Controllo anche che per terra, davanti al muso del velivolo o sulle ali, non vi siano corpi estranei, perché mi sono sempre domandato: cosa sarebbe successo all’elica del Kat se al posto di una Bic dentro a quella dannata cartina ci fosse stata una grossa penna in metallo o addirittura il bicchierino dello spurgo o, peggio del peggio, se si fossero dimenticate nientemeno che un paio di cuffie?